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Quesito

Quesito del 9 dicembre 2025

Istanza annullamento in autotutela avvisi IMU.

Una contribuente ha presentato in data odierna istanza di annullamento in autotutela, ai sensi dell’art. 2-quater della L. 241/1990 e dell’art. 1, comma 136, della L. 311/2004, relativa agli avvisi di accertamento IMU emessi dall’Ente nel corso del 2024 per gli anni d’imposta 2020, 2021 e 2022, riferiti a due immobili (categoria A/2 e pertinenza C/6) di cui la stessa risulta proprietaria per la quota del 50%, unitamente all’ex coniuge (anch’egli proprietario al 50%). Nel 2017 il Tribunale competente ha pronunciato la cessazione degli effetti civili del matrimonio, disponendo nell’ambito della relativa sentenza l’assegnazione della casa coniugale alla moglie, ove la stessa abitava con la prole. Nel 2019 (due anni dopo), le parti hanno sottoscritto una scrittura privata di natura transattiva, con la quale hanno concordato condizioni diverse da quelle risultanti dalla sentenza, prevedendo in particolare: la revoca dell’assegnazione della casa coniugale in favore della sig.ra e la nuova assegnazione dell’immobile all’ex marito, che vi avrebbe stabilito la propria dimora, mantenendo in loco la residenza anagrafica insieme alla prole. All’accordo transattivo non è seguita negli anni alcuna dichiarazione IMU da parte dei contribuenti, né risulta che le condizioni di cui alla scrittura privata siano state recepite in un successivo provvedimento giurisdizionale. Il Comune è venuto a conoscenza dell’esistenza della suddetta scrittura privata solo successivamente alla notifica degli avvisi di accertamento IMU. Si chiede se, sulla base del solo accordo transattivo intervenuto tra le parti – in assenza di una successiva sentenza e in mancanza di dichiarazioni IMU presentate dai contribuenti – sia giuridicamente legittimo procedere in autotutela all’annullamento degli avvisi di accertamento IMU 2020/2021/2022 e riconoscere ai rapporti interni tra le parti gli effetti ivi definiti, ai fini dell’individuazione del soggetto passivo/agevolato. Se il fatto che la prole risulti convivente con il padre nell’immobile in questione possa costituire un elemento idoneo ad avvalorare la tesi della contribuente istante e incidere, in concreto, sulla possibilità di riconoscere l’agevolazione prevista per l’abitazione principale in capo all’ex marito.
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